lunedì 31 agosto 2015

L'IMMAGINE DEL CORPO



http://d.repubblica.it/beauty/2015/06/25/news/fitness_girls_cassey_ho_rachel_bratham-2657412/






Comportamenti virali

Le fitness girls


Si chiamano Cassey Ho, Rachel Bratham, Caitlin Turner, Kate Kendall, Amanda Bisk... Le accomunano allenamenti durissimi, fisici mozzafiato. E l’ambizione di apparire, condivisa online

   Magre ma non anoressiche. Con la pancia più piatta di un asse da stiro ma spesso pettorute e dotate di natiche svettanti. Tonicissime e sportivissime, ma non muscolose, tantomeno mascoline. Quasi sempre scarsamente vestite (bikini, pantayoga, top formato francobollo...), deliziosamente abbronzate, fissate con l’alimentazione sana, la ginnastica, la vita da spiaggia. Sono le Fitness Girls, il fenomeno virale che, grazie soprattutto a Instagram, decolla nelle teste delle adolescenti occidentali, americane, australiane e francesi soprattutto, dando così un tratto di femminilità “neotradizionale” alla cosidetta Generazione Z. Quella dei nati dopo il 1995, che ci descrivono come concreti, cinici, poco portati alla profondità ma attenti alla salute e all’ambiente. Ma chi è veramente una Fitness Girl e soprattutto cosa fa nella vita, con quel corpo troppo aitante, che talvolta non riesce a essere sexy proprio perché denuncia gli sforzi, i sacrifici (e la scaltra propensione al business) che l’hanno scolpito? La Fitness Girl è un “role model”: cioè un modello di vita, un tecnoesempio, potremmo dire oggi, per plotoni di ragazzine che si ammazzano di squat in palestra e si nutrono di avocado e di acqua di cocco. Propone un fisico magnifico e addestrato, lo fotografa quotidianamente e astutamente durante allenamenti e pose plastiche, meglio se in posti evocativi, spiagge da sogno, terrazze milionarie, piscine tutte
a sua disposizione, panorami selvaggi o metropolitani. Crea blog, corsi online, linee di sportswear, illustra confronti clamorosi tra il “prima” e il “dopo” la cura. Alimenta un iperculto, insomma. Spinge alla motivazione e al training quotidiano. E genera il canone di una bellezza ultracontemporanea di “interventi localizzati” (rimpolpare qui e ridurre là...), una bellezza techno-holics, condivisa sui social network, immortalata a suon di selfie e incitamenti e rincorsa nella solitudine disciplinata di palestre e camerette.

Qualcuna di queste Fitness Girls, intese come le “role models” e non come le adolescenti che si affannano a seguirle online e a imitarle, è diventata una star ricca e riverita. Come lo è l’australiana Sjana Earp, tra le regine delle Instagram Girls: 20 anni, esperta di yoga in giro per il mondo, più di 600mila follower. O la californiana Cassey Ho, la zarina di Blogilates. O la svedese Rachel Bratham, “yoga director” del Manchebo Resort & Spa di Aruba, che si autodefinisce “beach bum”, un tipo da spiaggia, una a cui piace il dolce far niente. “Gypset Goddess”, nientedimeno, è invece il soprannome della bionda papessa dello yoga Caitlin Turner, nativa dell’Arizona. E così via, con l’americana Jen Selter, le australiane Kayla Itsines, Amanda Bisk (yoga, salto con l’asta, corsa) e Kate Kendall, la francese Sonia Tlev, fino alla più autorevole e “anziana” di tutte, la 40enne Tracy Anderson, che ha modellato le forme di Kim Kardashian, Jennifer Lopez e Gwyneth Paltrow. Annalisa Pistuddi, psicoterapeuta esperta di comportamenti di addiction, avverte: “Certo, questo è un modello di comunicazione basato sull’esibizione di sé, che è tipico dell’adolescenza. E se resta un gioco di gruppo, poco male. Ma qui si va un po’ oltre alla comunicazione del corpo. Che non è l’unico a essere ipertrofico: mi preoccupa la solitudine di queste ragazze e il continuo confronto con l’immagine ideale della tutor. Il rischio è di avere una generazione in grado di capire solo le istruzioni date da altri, e dunque minata nella capacità decisionale”.


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