Sono
depresso?
Conoscere,
valutare e guarire i sintomi della depressione
Gianlorenzo
Masaraki, psichiatra e Annalisa Pistuddi, psicologa psicoterapeuta
Quando si
parla di depressione a livello divulgativo spesso si dice di offrire un'idea
troppo omogenea di questo particolare stato di disagio che può colpire ognuno
di noi.
Si rischia
cioè di accomunare una naturale reazione di “malumore”, che può cogliere una
persona in seguito, per esempio, alla comunicazione di una cattiva notizia,
alla depressione propriamente detta, che spesso nasce senza un motivo apparente
e pare essere assolutamente “impermeabile” a ogni intervento di consolazione di
aiuto che non sia un approccio professionale.
Si tratta
invece di realtà sovente anche molto distanti, seppur accomunate dal sentimento
della tristezza.
Poterne
apprezzare la differenza, e proporre quindi una diagnosi, è fondamentale se si
considera che la depressione può compromettere seriamente la qualità della vita
e causare esiti drammatici quando non viene curata tempestivamente.
È
indispensabile dunque che chi manifesta questi sintomi e suoi familiari abbiano
le informazioni utili per potersi orientare verso terapie efficaci.
La ricerca
scientifica negli ultimi anni ha offerto molte novità nella cura della depressione.
La prima
riguarda la più moderna classificazione diagnostica che permette di orientarsi,
anche per non addetti lavori, nella fenomenologia dei sintomi sulla base degli
aspetti descrittivi.
Un'altra
prospettiva riguarda l'approccio psicosomatico che permette di riconoscere la
matrice depressiva in molti disturbi somatici un tempo qualificati come
disturbi di origine sconosciuta.
Tra questi
disturbi quello che forse può risentire in positivo di questo approccio è la
cefalea, ma altrettanto può valere per certi dolori muscolari, per le
somatizzazioni addominali.
In questo caso
il disturbo fisico è dominante e può
“coprire” la sindrome depressiva sottostante se non la si sospetta, con il
rischio evidente che queste persone compiano itinerari diagnostici e di cura non
appropriati, senza benefici e aggravando altresì la forma depressiva.
Esiste anche
un'altra ipotesi che è stata sempre più avvalorata nel tempo c'è quella del
rapporto che lega la depressione al cancro.
La depressione
è una malattia curabile.
Se siete
depressi avete senza dubbio collezionato nel tempo molti consigli e ognuna di
queste proposte di guarigione ha la propria ricetta del buonumore con risultati
garantiti.
Spesso nella
vostra famiglia qualcuno avrà voluto dare il proprio parere circa cosa si
dovrebbe non si dovrebbe fare, dove andare e a chi indirizzarsi per la terapia.
Se ci sono dei
figli in tenera età, questi sono destinati ad essere altrettanto coinvolti nel
clima di confusione e apprensione che si viene a creare.
Così quello che
si presenta all'inizio come un problema individuale, diviene ben presto un
problema familiare che preoccupa più persone. In questo modo ben difficilmente
si potranno ottenere benefici per il malato.
Altre volte
succede che si dica “aspettiamo.., passerà”.
Questa posizione di attesa è però più consona ai parenti del malato che
al malato stesso e capita a volte che anche che il medico di base sembra voler
prendere stesso tempo, prescrivendo esami del sangue, ricostituenti, svaghi e a
volte anche diete.
Occorre invece
dichiarare con chiarezza che quanto sta accadendo ha un'origine mentale e che
si tratta di un avere propria malattia: è la depressione.
Parlare di
depressione oggi vuol dire parlare di una malattia curabile, meglio se
affrontata per tempo, prima che i sintomi si aggravino drammaticamente.
Si rimanda il
momento di affrontare la situazione perché in questi casi si teme di evocare lo
spettro della malattia mentale, della follia incurabile.
Si rischia
così di non intervenire tempestivamente su un disturbo che nelle forme più
gravi può compromettere seriamente la qualità della vita, e, a volte, il suo
stesso decorso se interviene l'evento più temuto: il suicidio.
In realtà, il
primo passo verso la guarigione lo si stabilisce proprio uscendo da questa fase
confusa incerta, individuando precisamente questo disturbo e inserendolo con
chiarezza in un ambito di cure di diagnosi.
La depressione
colpisce la popolazione mondiale di ogni latitudine in modo massiccio; le donne
offrono a queste statistiche un contributo maggiore con il rapporto di due a
uno rispetto agli uomini.
Altre
caratteristiche sono: avere un titolo di scuola media superiore o universitario;
gli uomini celibi paiono più esposti alla depressione così come quelli vedovi o
separati, rispetto alle donne vedove nubili o separate.
Si manifesta
altresì di più nelle donne che lavorano rispetto alle casalinghe.
Un male
antico.
La depressione
non è comunque un problema dei nostri giorni ma è un male antico. Per secoli la
depressione è stata caratterizzata più come una manifestazione soprannaturale
che come una malattia a tutti gli effetti.
Oggi
conosciamo senza dubbio molte delle varie forme di depressione. Si sono ridotti
molti pregiudizi, tanto che personaggi noti non fanno mistero delle loro più o
meno gravi manifestazioni depressive. Ricche e significative biografie di
malati illustri hanno senza dubbio il pregio di far conoscere meglio le
vicissitudini cui va incontro chi si ammala. Soprattutto forniscono materiale
di indagine utile per la ricerca scientifica.
La depressione
colpisce chiunque senza discriminazione, ad essere istruiti o intelligenti,
purtroppo non serve ad arginarla.
Appaiono
pertanto insensate esortazioni che spesso sentiamo indirizzare il malato di
depressione: intelligenza e cultura sembrano infatti giocare addirittura un
ruolo a favore della depressione e non il contrario.
Come si
manifesta.
La depressione
è un disturbo psichico e può sopravvenire in modo acuto; sovente però è subdola
e progredisce lentamente, tanto che chi ne soffre e chi circonda il malato
evita di considerare quei campanelli d'allarme che possono invece indirizzare
sulla strada di una diagnosi corretta e quindi di una cura appropriata.
Sono in genere
dei falsi racconti quelli che parlano di una depressione nata bruscamente senza
segnali premonitori.
Ma quali sono
questi elementi premonitori dell'inizio della malattia?
Innanzitutto
la tristezza vitale, più o meno accentuata, sempre accompagnata dai sensi di
colpa e aspetti di pessimismo più o meno intensi.
Un'espressione
improntata a tristezza e a preoccupazione. A volte la mimica facciale assume con
il corrugare la fronte aspetti particolari che gli psichiatri hanno variamente
definito come “omega depressivo”, oppure, quando la mimica si paralizza in uno stato
di stupore doloroso, come “maschera dolorosa”.
L'attività di
pensiero si presenta rallentato fino al blocco, oppure costantemente incentrata
su tematiche svalutative, di indegnità, di colpa e di morte.
Il
comportamento è spesso inibito, impacciato, esitante. I movimenti sono
misurati, lenti e stanchi, a meno che non intervenga una componente d'ansia che
porta a una grande irrequietezza motoria.
Anche il
comportamento alimentare e sessuale sono alterati. Nel primo caso il sintomo si
presenta come mancanza d'appetito e calo di peso (anoressia), oppure con
un'esagerata fame, in particolare di alimenti dolci (bulimia).
La vita
sessuale può essere gravemente compromessa, connotata da indifferenza nei
confronti degli stimoli erotici; all'opposto si può osservare un'aumentata
attività sessuale, non sempre comunque sostenuta da un desiderio proporzionato.
Costanti sono
i disturbi del sonno, in particolare il risveglio precoce al mattino.
Inoltre va
considerato il tempo di permanenza del disturbo: oggi si ritiene che un periodo
di cattivo umore, di tristezza, di abbattimento che interferisce con le nostre
abituali occupazioni e che duri più di due settimane sia il segnale di un
quadro clinico depressivo.
Non sempre
però chi è depresso presto si rende conto di questa situazione.
A questo
riguardo bisogna sottolineare come la depressione possa essere espressa quasi
esclusivamente con un linguaggio somatico; non ci si deve quindi aspettare che
chi è depresso dichiari esplicitamente “sono depresso”.
In questo caso
un grave senso di stanchezza fisica (astenia) potrà sostituirsi all'espressione
di tristezza; un comportamento abulico, l'insonnia, l'inappetenza o altri
disturbi fisici, delineeranno il quadro sintomatico.
Tutto questo
per sottolineare che chi soffre di depressione può essere del tutto incapace di
decifrare quanto gli accade, data la possibilità che uno stato depressivo si
esprima non solo sul piano psicologico ma a volte quasi unicamente sul piano
comportamentale o sul piano fisico, come insegnano gli studi e le osservazioni
della psicosomatica moderna.
Nel suo
periodo di stato la depressione si caratterizza per un modo di sentire
complesso fatto di angoscia, di disperazione, di disprezzo di sé degli altri, di
intensi sensi di colpa e soprattutto di rabbia.
A questo
riguardo sarà necessario distinguere il malessere organico dalle somatizzazioni
propriamente dette che hanno un preciso significato espressivo simbolico e di
comunicazione del disagio mentale.
Il malessere
organico porta a una diminuita attività nel complesso delle funzioni organiche,
cioè digestione lenta, inappetenza, nausea, stitichezza, scarsa reattività
sessuale, insonnia, disturbi di concentrazione e difficoltà di memorizzazione.
Questi aspetti
coesistono costantemente con le manifestazioni mentali improntate alla
tristezza vitale tipiche di questo disturbo.
In alcuni casi
però i sintomi mentali non sono così evidenti e questi malati si presentano con
un corredo di sintomi prevalentemente somatici. A queste forme depressive in
passato si è data la definizione allusiva di “depressioni mascherate”.
Sono forme
cliniche in cui si può parlare più propriamente di somatizzazioni depressive.
Generalmente i sintomi hanno come elemento costante il dolore come la cefalea,
l’ulcera, i dolori muscolari, la dismenorrea; la sofferenza mentale della
depressione in questi casi pare cioè trasferirsi a livello di un organo o di
una funzione che si “assumono”, per così dire, il compito di comunicare e dare
testimonianza della sofferenza interiore attraverso il corpo.
In conclusione
a questi brevi accenni per riconoscere un malessere che si esprime attraverso
segni differenti e variegati, teniamo a precisare che una diagnosi precisa va
fatta da uno specialista, il quale deve poi far seguire un programma di cura
personalizzato.
I
professionisti che si occupano di individuare e classificare i sintomi degli
stati depressivi e dei disturbi dell’umore sono gli psichiatri e gli
psicoterapeuti, i quali delineano altresì un percorso che può comprendere
prescrizioni farmacologiche e percorsi psicoterapici.
Esistono
inoltre nuove forme di interventi terapeutici che si configurano come non
convenzionali e che possono essere affiancati agli interventi classici ma non
costituire delle alternative ai trattamenti ufficiali.