lunedì 7 settembre 2015

GENITORI, FIGLI, AMORI, DILEMMI E ADOLESCENZA


http://d.repubblica.it/famiglia/2013/10/28/news/figli_sesso_dove-1858178/





dilemmi genitoriali

Dove fa l'amore tuo figlio?

Sesso in camera sua? Negli Usa si scatenano i puritani, da noi si cercano nuove regole dell’intimità
di Elisabetta Muritti





Dove fa l'amore tuo figlio?
Davamo per scontato che i teenager facessero l’amore in camera loro. Quando non ci siamo, quando fingiamo di dormire. Ci sbagliavamo. Il “sesso in cameretta” sta infatti scatenando un putiferio negli Stati Uniti, strano paese dove gli adolescenti diventano periodicamente un’emergenza nazionale. Grossomodo tutto è iniziato quest’estate, quando Henry Alford, noto umorista gay titolare di una rubrica di “buone maniere” sul The New York Times, ha scritto un gustoso articolo intitolato Sex in a Teenager’s Room?. Sosteneva che una delle tante gioie del non avere figli è quella del non dover fronteggiare la bomba ormonale dell’adolescenza. Gioia più grande ancora, poter ignorare la sottile diplomazia dei cosiddetti “sleepovers” (eufemisticamente: l’andare a dormire a casa di altri), «Pronto?, buonasera signora, sì, Martina è qui, ma no, non disturba», «Pronto?, buonasera signora, no?, Martina non dorme lì da voi con Giulia?, mah, avrò capito male».
Alford depreca le 14enni che vivono col boyfriend a casa di mamma, la quale, tra l’altro, paga ginecologo e contraccettivi. E detesta le 16enni viziate col letto a due piazze per stare più comode: «Ma come?, sono troppo piccole, è così bello stare in pigiama di felpa e ignorare i nomi tremendi di tutte le malattie sessualmente trasmissibili».

E allora? Allora, racconta, ognuno fa quel che può. C’è chi abbozza, meglio la promiscuità domestica che quella sessuale, almeno sa che la pargola è monogama e prende la pillola. C’è chi rimpiange le ampie case borghesi di una volta, le feste dei weeekend, le camere degli ospiti, sabato notte ognuno aveva chi “visitare” e poi tornava nel suo letto, e sai che eleganza... E c’è chi, per fortuna, sa che il segreto sta tutto nell’assicurare e pretendere pari dosi di privacy. Alford, dopo aver preso le distanze da Angelina Jolie, fiera quando racconta che a 14 anni aveva traslocato in cameretta il boyfriend poco più grande di lei (dicono che a 16 anni si fosse già stufata di far la mogliettina, e andasse in giro a rivendicare la sua realizzazione professionale... ), racconta di una sua amica divorziata assai intelligente. Il moroso di sua figlia le dormiva troppe notti in casa, e le cose potevano solo peggiorare, perché lei era ancora all’ultimo anno di liceo, ma lui, che avrebbe potuto andare all’università, aveva optato per l’anno sabbatico. Previa consultazione della “consuocera”, ha dettato le sue condizioni: lei si sarebbe impegnata a ospitare il ragazzo per un anno, a patto che la figlia ottenesse buoni voti e l’ingresso in un college prestigioso, e che il ragazzo si accollasse alcune incombenze domestiche, lo smaltimento della spazzatura, la pipì del cane, soprattutto il bucato delle lenzuola e delle salviette usate dalla coppia. Ah, sì, avrebbe anche dovuto cercarsi un lavoretto, per non ciondolare in salotto quando tutti erano fuori. Risultati? Ottimi: il “piccolo genero” ha rispettato i patti e poi scelto la sua strada universitaria, la ragazza è stata promossa bene, e la signora si è guadagnata la fama di una tosta da rispettare.

«Chissà se sarebbe stata capace di negoziare con un figlio suo... Comunque apprezzo: ha invitato i due a conquistarsi il loro spazio nel mondo e ha inviato un messaggio chiaro, io non voglio sapere niente della vostra intimità, ma voi non dovere invadere la mia», approva Annalisa Pistuddi, psicologa e psicoterapeuta. «Una donna flessibile, capace di salvaguardare gli spazi di tutti, di muoversi in modo produttivo nel tempo e nello spazio di ognuno. Ha capito che i teen amano la chiara esplicitazione dei limiti relazionali, con loro non funziona il battibecco sterile, “non fare questo”, “non fare quello”... E ha fornito a due giovani la grande opportunità di sdebitarsi, e dunque di vivere da adulti. Prassi molto americana... ».

Già, l’America. Invece di far tesoro dell’umorismo politicamente scorretto di Mister Alford, ha dato il via a un dibattito infuocatissimo. Dove imbarazzo e preoccupazione, sentimenti comprensibili e universali, in realtà stanno contando assai poco. Perché se è vero com’è vero che oggi sono diventati genitori coloro che hanno messo a profitto (o ereditato) la rivoluzione sessuale, e che quindi arrivano sul tavolo della contrattazione ricordi, rimpianti, indecisioni sul perché e il percome, “non è che gli stiamo facilitando troppo le cose?... ”, ci mette in guardia Marco Rossi, psichiatra e sessuologo molto apprezzato dai teenager: «Il background di qualsiasi genitore, progressista o conservatore, è sempre lo stesso: arriva quel momento e ogni padre e ogni madre entra in crisi, fa fatica. È un rito di passaggio, un’adolescenza per tutti quanti, grandi e piccoli. È il segnale di una separazione in atto. L’unica cosa importante è sapere che un figlio, una figlia, il sesso arriverà comunque a farlo, e che lo farà dove capita». Riflette: «Madri e padri vengono da una generazione più o meno liberata, sanno bene che se il divieto sessuale una volta insegnava un valore, oggi è solo un atto di ipocrisia. Cosa vietare in un mondo dove tutti fanno tutto? Meglio dar buoni esempi».

Senz’altro, tutto questo lo possiamo capire. Eppure, sull’Huffington Post, Soraya Chemaly, attivista e blogger femminista, si è guadagnata l’accusa di istigare i genitori a spalancare le porte di casa alla fornicazione, e poi quella di non aver capito niente, mai concedere ai giovani maschi idioti di oggi il lusso di una lunga e “safe” vita sessuale nella loro cameretta, già c’è la crisi a tenerli incollati ai genitori, e perché poi dovrebbero aver voglia di andarsene per conto loro, sposarsi, essere monogami, aver dei figli?
I più bigotti hanno predicato la consueta “Abstinence-Only Sex-Education”, che, ovvio, risolve alla radice il problema. Ma risveglia la mai sopita querelle: America puritana contro Europa debosciata, soprattutto se del Nord. E qui il capro espiatorio diventa Careen Shannon, avvocato e pubblicista a New York, che ha raccontato su Salon.com di quando, 17enne degli anni 70, vinse una borsa di studio di un anno in Danimarca, notorio Eldorado del libero amore in libera casa. Bene, se venivano a trovarla lì, i suoi genitori tolleravano che lei dormisse con Peter e che lui si presentasse la mattina a mangiare i corn flakes come se nulla fosse; ma quando poi Peter l’andò a trovare negli Usa, fu costretto al divano-letto nel basement (e, il giorno dopo, a una vacanza on-the-road con la fidanzatina). Il ricordo consente all’avvocato Shannon di rinverdire le vendite di un libro che aveva già avuto discreto successo quand’era uscito un paio d’anni fa, Not Under My Roof, scritto da Amy T. Schalet, pluripremiata sociologa esperta di sessualità teen, nata in America ma cresciuta in Olanda, altro Eldorado similare, dove i suoi si erano trasferiti per lavoro. La Schalet confronta due tipi di educazione sessuale e di famiglia, prendendo smaccatamente le parti di quella che considera la via-olandese-alla-serenità. Sì, certo, i ragazzini dei Paesi Bassi fanno l’amore a casa loro senza problemi, sai che scandalo, in compenso l’Olanda è un Paese dove le gravidanze indesiderate sono pochissime (al contrario che negli Usa), gli adolescenti parlano soavemente di sesso coi genitori, e i rapporti tra maschi e femmine sono enormemente più equilibrati e paritetici che in America. Noia o invidia? Alla Schalet, pur nel suo fervore -applaudito, con distinguo, da chi teme i danni della “hook up culture” (sesso mordi e fuggi) e dalle penne progressiste di Slate.com-, non sfugge che si fronteggino pure due modi opposti di intendere la politica sociale e l’assistenza sanitaria.

E noi italiani? Più americani o più olandesi? Lasciando da parte le esagerazioni puritane, dipende. Dai pudori, dall’educazione ricevuta. «Per me è un argomento parzialmente naturale (al 25%) e al contempo molto imbarazzante (al 75%)», confessa Marco D., 54 anni, medico affermato, tre figli tra i 18 e i 14 anni, rigida educazione cattolica alle spalle. «Non se ne parla neanche che i pargoli facciano l’amore a casa: non lo trovo giusto, non sta scritto da nessuna parte, certe cose se le devono conquistare. La famiglia non è un’istituzione democratica, non è una comune, io e mia moglie, decidendo di far crescere altre persone, abbiamo molto limitato la nostra libertà, e così dev’essere anche per i nostri figli... Sì, lo so, la loro sessualità mi spaventa, forse perché tira fuori certe mie inadeguatezze... ».
Diverso lo stato d’animo di Stefania S., stessa età, manager di una multinazionale, figlia di genitori spontanei sull’argomento: «È stato imbarazzante solo la prima volta che il “problema” s’è presentato. Mio figlio aveva 19 anni, stava da tempo con una coetanea. Torno a casa un pomeriggio a un’ora per me insolita e mi accorgo che sono chiusi in camera. Invece che uscirmene con la scusa di una commissione, e dar ai due il tempo di ricomporsi, me ne sto in cucina a far finta di preparare la cena, ma insomma, questa è anche casa mia, no?». Ride: «Mio marito non me l’ha mai perdonata, dice che sono stata crudele, lì ad aspettare che si presentassero con la faccia rossa... È che io non sapevo cosa fare, ma lungi da me l’idea di contestare la loro intimità».
Inteviene Annalisa Pistuddi: «Un figlio non va spaventato con le nostre paure, il suo erotismo non dovrebbe inquietarci, il sesso è una cosa normale. Che chiede però responsabilità. Ma non va neppure “violentato” dal presunto progressismo dei genitori, che tra l’altro è spesso una forma nascosta, anzi, esplicita, di controllo. La sua sessualità non va pilotata. Ciò costa fatica? Richiede contrattazioni? Necessita di un po’ di antiquato fair play (a certi padri non dispiacerebbe che il partner se la filasse all’inglese alle 6 del mattino, per consentire alla famiglia docce e caffè in santa pace... ). Certo, costa. Ma fa parte dei rischi quotidiani, non si può tener tutto sotto controllo». Aggiunge Marco Rossi: «Quello che noi italiani non dovremmo mai fare è quello che da sempre ci riesce meglio: cadere dalle nuvole. Non sappiamo se nostro figlio ha già fatto l’amore e dove? Vuol dire che ci siamo già persi dei passaggi fondamentali, che non siamo riusciti ad allearci con lui, a dargli delle informazioni. Ma direi che la cosa essenziale è esserci, a casa, quando occorre: il sesso è solo il primo gradino, è quello che una volta era il bacio, prima o poi arrivano le pene d’amore, e quindi le nottate in piedi ad ascoltare drammi e asciugare lacrime».


REGOLE MINIME
A volte i genitori devono sapersi opporre. Quando? «Quando scoprono che il figlio porta la fidanzata nel lettone coniugale, vietato, ognuno in casa deve avere la sua stanza dei giochi. O quando il partner è sconosciuto, ed è stato fatto di tutto per non farlo vedere a nessun familiare. O quando la figlia 18enne s’incontra con un cinquantenne, non per la cosa in sé, ma perché bisognerebbe prima capire che cosa c’è sotto. O quando il ragazzo è troppo smaccato: non mi piace se dice “stasera non mi rompete le scatole, perché devo... ”, sono tecniche che simulano una sorta di amicizia cameratesca a cui sono contrario, elenca il sessuologo Marco Rossi. «Ma non si sottovaluti il sottinteso messaggio provocatorio: è come se il figlio ci dicesse “ma insomma, questo spazio è anche mio, non hai sempre detto che questa è casa mia?”», sorride la collega Annalisa Pistuddi.

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