lunedì 14 settembre 2015

ORIENTAMENTO SESSUALE, RELAZIONI E PREGIUDIZI


http://d.repubblica.it/amore-sesso/2014/06/03/news/bisex_sessualita_donne-2164253/






Relazioni





Fascino bisex

Brivido chic o desiderio nomade? Le ragazze oggi vogliono una sessualità fluida
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Fascino bisex
Shakira e Rihanna, nel video Can’t Remember to Forget You, s’impegnano in languide situazioni bordo-piscina. Cara Delevingne chiama “mogliettina” Rita Ora e poi ama l’attrice Michelle Rodriguez, ex di Vin Diesel. Miranda Kerr, uno dei Victoria’s Secret Angels, nonché ex moglie di Orlando Bloom, trova deliziose le curve femminili e intende esplorare ogni orizzonte. L’attrice Amber Heard forse sposerà Johnny Depp ma, fosse per lei, sposerebbe Angelina Jolie. La top Arizona Muse, dopo aver avuto un figlio a 19 anni, si è tagliata i capelli biondi e ha avuto una storia con la collega danese Freja Beha Erichsen. Che è una sorta di efebo caravaggesco ambito dalle compagne di passerella, vedi Catherine McNeil e Irina Lazareanu, e dalle cantanti, vedi Anna Calvi. Le campagne pubblicitarie s’adeguano: Adèle Exarchopulos e Léa Seydoux, dopo il set di La vita di Adèle, affrontano la moda di Miu Miu (Resort 2014); Cara Delevingne (ancora!) e Ondria Hardin, ambigua musa minorenne, si accarezzano per Yves Saint Laurent Babydoll Kiss & Blush.

Del resto, già molte le star che hanno esternato la loro bisessualità, Lady Gaga, Drew Barrymore, Anna Paquin, Megan Fox, Azealia Banks, Katy Perry, Angelina Jolie, Evan Rachel Wood, Cameron Diaz (noi italiani, abituati a fondali meno glam, abbiamo i baci di Ambra Angiolini, le esternazioni di Asia Argento, i dubbi di Arisa). E poi c’è chi ha fatto marcia indietro, come Lindsay Lohan, che ora si dice etero-con-sconfinamenti. L’“affollamento” è tale che Stephanie Theobald, giornalista e scrittrice inglese, seraficamente lesbica finché non s’è innamorata (ricambiata) di Jake Arnott, scrittore e attivista gay-bisex, ha dichiarato al Guardian che la confusione sotto i cieli a questo punto è tanta. E non solo per colpa sua (che in passato ha usato il trucco di iniziare le interviste dichiarandosi lesbica, per cui le star intervistate, pur se ufficialmente etero, hanno svelato stati d’animo che altrimenti sarebbe stato arduo estorcere). Ms Theobald rivela che sta diventando faticoso frequentare i club per sole signore, pieni come sono di fanciulle etero o flexisexual, che cercano il brivido dopo aver sistemato la vita con un partner (e aver fatto marciare per le strade le lesbiche old-school). Niente di personale: è che troppe hanno capito che la dolce vita oggi è saffica, e che il femminismo ha convinto le fanciulle a considerarsi reciproche fonti di piacere e non di minaccia. Peccato che poi molte etero siano così noiose a letto... La Theobald si diverte con definizioni di fresco conio: “strategic lesbianism” e “new oestrogen-only renaissance”.

S’impone una domanda. Le “Bi Cool”, come le chiama il settimanale francese Le Nouvel Observateur, e cioè le bisessuali trendy, perché sono “solo” così chic? Meglio detto: ciò che è elegantemente eccitante nel caso delle it girls perché è ipocrita e opportunistico quando coinvolge comuni mortali, soprattutto se maschi? Non per nulla esiste la parola “bifobia”. «Forse parecchie bi-girls incarnano strategie di marketing. Ma è un’operazione che funziona, è innovativa: la gente si ricorda di più di un bisessuale che di un omosessuale, il bisex vive in quel limbo di incertezza in cui ci rispecchiamo, in cui stanno tutte le cose sospese», riflette Annalisa Pistuddi, psicoterapeuta e sessuologa. «In più, le ragazze oggi vivono in un mondo di solitudine, non si sentono accudite dal coetaneo maschio». Ma c’è chi la vede diversamente. «Sono piacevolmente sorpreso dai tanti adolescenti e giovani adulti che oggi si dichiarano spontaneamente bisex, cooperando alla destrutturazione degli stereotipi», dice Alessandro Taurino, ricercatore di psicologia clinica all’Università di Bari. «Le nuove generazioni attraversano universi emotivi, si autoesplorano. Cercano nei loro vissuti il modo di far collimare il passaggio dall’orientamento sessuale (non per forza dicotomico, eterosessuale/omosessuale) alla sua interiorizzazione. E le ragazze oggi si autoesplorano più dei maschi. Quanto a quelle famose, sì, forse c’entra la moda, ma è utile alla comprensione non sessuofobica del desiderio, del poter desiderare l’uno e l’altra. La moda ha il dovere di esser sconcertante, destrutturante».

I numeri dicono che nel 2013 su 1197 persone LGBT in Usa ben 479 si sono identificate come bisex (398 gay, 277 lesbiche, 43 trans); in Inghilterra le donne che “sperimentano” sono quadruplicate in 20 anni; dati Istat 2012 alla mano, un milione di italiani si dice gay e bisex; il 20% delle ragazze francesi l’anno scorso ha confessato l’attrazione per una donna; il 2-6% della popolazione mondiale sarebbe bisex. Taurino ride alle cifre. «Molti adolescenti preferiscono dirsi bisex fino al primo rapporto sessuale, e questo denota apertura. Parecchi di loro diventeranno adulti capaci di vivere dimensioni autonome. Certo, possono subentrare difficoltà nel costruire un rapporto, una coppia deve sapersi rinegoziare passando oltre l’affermazione del singolo. E il terapeuta può incontrare malesseri che rimandano a una bifobia interiorizzata, quella che fa dire “come mi comporterò coi miei figli”?».

La bifobia ci porta a un altro discorso, oggi attuale, che comprende e supera la bisessualità. Quello sulla fluidità. Il concetto, studiato qualche anno fa dalla psicologa Usa Lisa Diamond, trovava spazio in un bel libro, Sexual Fluidity: Understanding Women’s Love and Desire. La Diamond diceva che l’amore e il desiderio femminili non sono rigidamente eterosessuali o omosessuali, bensì cangianti e mossi dall’attrazione più per una persona che per un genere. Le donne possono, per amore e/o per desiderio (che spesso non coincidono), cambiare più volte identità sessuale. Ciò spiegherebbe la maggior confidenza con la bisessualità. Ma non del tutto, perché pure questa è un’identità, trascesa dalla fluidità. La Diamond, lesbica, decise di simpatizzare con l’attivismo bisex. Che oggi le ricambia la cortesia. E la proclama madre putativa di nuove analisi che rivendicano non solo la visibilità “scientifica” della bisessualità maschile, ma anche della fluidità maschile, così misconosciuta. Sarà il momento dell’imprenditorialità sessuale, sarà che la crisi ci insegna che la vita, pure quella dei sensi, è susseguirsi di contratti a termine, ma sta di fatto che le it girls hanno aperto la porta alla consapevolezza dei coetanei e persino dei maturi attivisti californiani dell’Abi, American Institute of Bisexuality. Lo spiega il The New York Times, ricordando come, fino a pochi anni fa, i sessuologi negavano bisessualità e fluidità maschili sottoponendo volontari gay alla visione di fimini porno con attrici che intristivano più che intrigare. Poco da bi-eccitarsi...
Peccato che la neofluidità, ambosessi, rischi di invecchiare sul nascere. Sia il tuffatore olimpico Tom Daley, sia l’attrice Maria Bello hanno fatto un outing contemporaneo che non tira in ballo né bisessualità, né fluidità. Hanno parlato solo di qualità della vita di coppia, libertà nel trovare piacevole, adesso e poi chissà, un corpo e un’anima. In linea con Chirlane McCray, ex lesbica, moglie di Bill de Blasio, che definisce casse da morto le categorie sessuali. Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, raccoglie le fila: «Il complesso rapporto tra sessualità e identità può generare sofferenza, soprattutto se non si riesce a elaborare l’inevitabile malinconia che ogni rinuncia porta con sé. L’identità implica un lutto, ma ti premia con la stabilità. Essere sempre nomadi nel desiderio può produrre una tensione troppo forte». Ma gli adolescenti oggi parrebbero sentirla meno, tale sofferenza… «La bisessualità di molti adolescenti può anche esser “virtuale”, legata alle finzioni delle vite online. Vero, però, che il tema misterioso della bisessualità si presta bene a illustrare come le varianti della sessualità pongano una sfida alla psicologia: quella di dover considerare categorie che descrivono comportamenti e al tempo stesso riconoscere l’unicità biografica dei percorsi della sessualità». Persino Cynthia Nixon, la Miranda di Sex in the City, due figli con un marito e un figlio con una moglie, una che delle categorie non ha mai avuto paura, ha ammesso di non saper cosa dire di sé. La vita gliela hanno costruita le persone che ha incontrato, e poi l’etichetta bisessuale non piace a tutti. Maria Bello può permettersi maggior creatività: si è definita “whatever”.

A ME STA BENE COSÌ
Nadja Ferazi, radiologa, 39 anni, statunitense, racconta: «La mia prima volta è stata al college. Niente d’insolito. Tant’è che molti pensano alla “confusione” giovanile.
Ma la notte con la mia compagna di dormitorio mi fece provare qualcosa di tutt’altro che confuso: conoscenza, comunanza e familiarità, e nessuna ansia da performance. Il sesso con una donna è diverso dal sesso con un uomo. E mi piacciono entrambi. Non faccio confusione. Ma le ragazze lesbiche fanno resistenza ad accettare questa consapevolezza: vorrebbero che mi schierassi. Ho avuto una sola relazione con una donna, dopo il divorzio da mio marito: lei non sopportava che trovassi interessanti gli uomini e voleva convincermi che ero gay anch’io. Non l’ho lasciata “per” un uomo, ma si è sentita “tradita” lo stesso, perché la mia storia successiva è stata eterosessuale.
Da allora sono chiara dall’inizio: i miei appetiti vanno in entrambe le direzioni e a me sta bene così. Con gli uomini ho un altro problema: mi propongono subito un rapporto a tre, coinvolgendo un’altra donna. Certo, non è facile vivere questa sessualità alla luce del sole: si è percepiti come difficili da inquadrare, e molti si spaventano. Ma dire sempre la verità sradica i pregiudizi.
Testimonianza raccolta da Gloria Mattioni

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