Le ragioni per rispondere sì o no mantenendo l'armonia di coppia, senza deludere le aspettative del compagno ed evitando di fingere il piacere
di Giovanna Caldara,Antonella De Minico
Credits:
Corbis
SI
Vale la penaprovarci anche se quella sera è l’ultimo pensiero che hai in mente. Anzi, di pensieri ne hai tanti, ma di altro genere: i figli, il lavoro, i soldi. È normale che qualche volta succeda di non riuscire a staccare con la mente. Tieni presente, poi, che ildesiderio femminile, in genere, ha bisogno di essere stimolato.
Proprio per questo, prima di dire no al partner, dagli una chance. A patto che lui si mostriattento ai tuoi bisogni,cioè sappia ascoltarti. Dirgli di sì e poi essere coinvolta in un rapporto in cui il tuo compagno cerca di soddisfaresoprattutto se stesso, ti farebbe pentire di averlo assecondato. Quindi cogli questa occasione per fargli capire che hai bisogno che si concentri sul tuo piacere. In questo modo, tu avrai messo un tassello al vostrodialogo di coppiae lui non si sarà sentito rifiutato.Un uomo, se viene respinto, in genere pensa sia dovuto alla sua incapacità di suscitare desiderio nella partner. O di piacerle meno. E questosi ripercuotesulla coppia.
Annalisa Pistuddi psicologa e psicoterapeuta esperta in sessuologia, fondatrice e vicepresidente di Airs (Associazione italiana per la ricerca in sessuologia)
Meno automatico di quello maschile l'organo femminile è un mix di sicurezza e fiducia in se stesse.
Più misterioso e meno meccanico di quello maschile, il piacere femminile è un’esperienza sempre diversa, legata a emozioni mutevoli, che impediscono talvolta di raggiungerlo. Ma superare blocchi e difficoltà, è possibile.
La parola agli esperti...
1.RAGGIUNGERE LA STIMA DI SÉ. «Fiducia in se stesse e confidenza con il proprio corpo sono fondamentali per raggiungere l’orgasmo», afferma Annalisa Pistuddi, psicoterapeuta esperta in sessuologia a Milano. E se si hanno timori a mostrarsi nude, o se il partner accarezza parti del corpo che si pensa abbiano difetti? «L’autostima non nasce dall’avere un fisico che risponde ai nostri canoni di bellezza, ma dalla convinzione che ogni corpo, anche ‘imperfetto’, ha la capacità di dare e ricevere piacere», aggiunge Federica Giromella, esperta di sessuologia di Roma.
2.SAPERSI ABBANDONARE«La penetrazione può suscitare sentimenti in bilico tra desiderio e paura di intrusione», precisa Giromella. Generando inquietudine.
«Alcune, provando l’orgasmo, temono di smarrire i confini corporei e mentali e, inconsciamente, si irrigidiscono», conferma Pistuddi. «Altre non inseguono il piacere perché pensano di desiderare esperienze troppo trasgressive.
E, se si teme che questi gesti inneschino il giudizio o la gelosia del partner, il blocco è quasi garantito...».
Come affrontarlo? Ascoltando il corpo.
3.LA SUA IMPREVEDIBILITÀper avere fiducia nel partner che sia il compagno di una vita o la conquista di una sera, la condizione necessaria per raggiungere l’orgasmo è la fiducia. «Il partner ideale è quello che ci fa sentire sicure, che ci accoglie senza giudizi», afferma Giromella.
«È in contatto sia con il suo sia con il nostro desiderio e sa lasciare spazio a un’esperienza che è una creazione condivisa. Con lui, niente sembra fuori posto, o ripetitivo».
Per provare piacere, quindi, bisogna andare oltre i luoghi comuni.
«L’importante è aprirsi all’ascolto dell’altro, lasciare che la sessualità scaturisca dall’incontro con il partner».
4.LIBERARE LE FANTASIEPer arrivare all’acme del piacere, bisogna liberare le fantasie che alimentano il desiderio (per esempio, fare l’amore di gruppo, essere guardati mentre lo si fa...). «Uno stratagemma dell’immaginario per lasciarsi andare totalmente. Le fantasie devono fluire senza sensi di colpa, senza etichettarle come ‘cattive’ o ‘sbagliate’».
5.IMPARARE AD ACCETTAREune donne, l’orgasmo arriva anche dopo molti anni. «Talvolta serve tempo per imparare a lasciarsi andare davvero, entrare nell’intimità delle proprie sensazioni e dei desideri», afferma Pistuddi. Per esprimere liberamente sia la parte più istintuale sia le fantasie, è necessario scoprire una dimensione nuova di sé, e lasciare che le emozioni corporee prendano il sopravvento.
E’ un dato di fatto: l’arrivo del primo figlio può minarel’armonia della coppia. Le ragioni sono facili da individuare e tra queste le più comuni sono il poco (o niente) tempo per stare insieme anche solo per chiacchierare; le mille attenzioni che un neonato richiede; la difficoltà di organizzarsi; l’intimità sessuale che non esiste più; la stanchezza; la sensazione di non farcela ad arrivare a tutto. A questo si può aggiungere, complicando la situazione, la gelosia del neopapà, che può sentirsi trascurato e inutile.
Per finire, è possibile dover fare i conti anche con il baby-blues della neo mamma. Si tratta della vaga sensazione di inadeguatezza e di malinconia, influenzata dalle modificazioni ormonali del post parto, che può protrarsi per qualche settimana associata a irritabilità e facilità al pianto. Ma superare il momento di crisi si può: ecco i consigli per le neomamme. Molti di essi non riguardano direttamente la coppia, ma una soddisfacente organizzazione della nuova vita a tre, da cui non si può prescindere per ritrovarsi come marito e moglie.
Secondo lo studio, oltre il 6% della popolazione del
Bel Paese soffre di tale patologia;
specialmente gli uomini
La ricercatrice: "Il sesso e le sue fantasie permeano tutta la vita e la giornata e non si riesce a controllarle. Non si considerano le conseguenze, proprio come avviene con l'abuso di sostanze"
Italiani, un popolo di santi, poeti, navigatori e... sesso-dipendenti. Direttamente dagli Stati Uniti, la "sexual addiction", ovvero dipendanza da sesso, è un disturbo che interessa il 6% della popolazione italiana, soprattutto di sesso maschile tra i 26 e 35 anni. Ad analizzare il fenomeno la dottoressaAnnalisa Pistuddi, psicoterapeuta dell'asl di Milano 2, che al congresso di Federser ha dichiarato: "Purtroppo non ci sono molti dati nel nostro Paese su questo fenomeno ma è bene chiarire che la sexual addiction è diversa dal desiderio sessuale iperattivo. Quando si ha la dipendenza, ci si mette in situazioni di rischio per sé e per gli altri. Il sesso e le sue fantasie permeano tutta la vita e la giornata, e non si riesce a controllarle. Non si considerano le conseguenze, proprio come avviene con l'abuso di sostanze"
Le vittime -Nel mirino di tale patologia ci sono specialmente gli uomini: "soprattutto giovani. Il 46% ha tra i 26 e 35 anni, mentre il 34% è tra i 35 e 50 anni. Si tratta di persone spesso precarie o senza lavoro, single o separate. In molti casi hanno subito traumi, lutti, abbandoni, e soffrono anche di disturbi dell'umore. Pochissimi chiedono aiuto". Come negli STati Uniti, anche in Italia ci sono cliniche di disintossicazione, ma la terapia è lunga e non sempre facile. Inoltre, la dottoressa ha espresso le sue preoccupazioni sull'uso sbagliato del web: "Certo, in futuro c'è da aspettarsi un aumento dei casi per via dell'uso di internet, che intensifica contatti pornografici".
Il corteggiamento sembra un rito destinato all’estinzione. Ma
gli algoritmi per incontrare la persona giusta non insegnano a essere
sexy di Elisabetta Muritti
Oggi ci fa comodo lamentarci della poca preveggenza di
Darwin, circa corteggiamento, accoppiamento ed evoluzione della specie.
Se avesse saputo prima che cosa sarebbe diventato l’amore ai tempi di
Internet, figurarsi se il naturalista si sarebbe accalorato a dar per
immutabili il maschio-cacciatore, la femmina-preda, il loro corredo di
moine e fraintendimenti... Ce lo ricorda Dan Slater il trentacinquenne
autore di Love in the Time of Algorithms, sottotitolo: “Che cosa fa la
tecnologia all’incontro e all’accoppiamento”, che nel saggio appena
pubblicato negli Stati Uniti da Penguin descrive opportunità e disastri
del business della conoscenza virtuale.
A essere più precisi, è
andata fuori corso l’intera l’antropologia dei rapporti sentimentali.
Basta consultare le descrizioni del corteggiamento nei manuali, magari
scritti negli anni 90 e non nei secoli andati, per accorgersi che la
passionalità formato techno è tutta da studiare, e che Slater ha solo
cominciato a farlo. Esempi? Come la mettiamo, in tempi di dating online,
con la donna che, preda o non preda, è la prima a promuovere il
contatto relazionale, con uno sguardo che è fulmineo e sfuggente al
tempo stesso? Che dire dei segnali indiretti non verbali, del linguaggio
gestuale, il guardarsi negli occhi un filo più del necessario, i
movimenti più lenti, i sorrisi a bocca socchiusa, lui che giocherella
con l’accendino o le chiavi, lei che si sistema i vestiti e si pettina
con le dita...
Tutto questo bagaglio biologico e culturale, che ha
fatto soffrire le pene dell’inferno e gioire le delizie del paradiso a
generazioni di umani, è più vintage di un telefono a gettoni. Più
“vecchio” di un mazzo di rose, di una cena a lume di candela.
Colpa o merito delle tecnologie: anche Alex Williams,
brillante penna del The New York Times, decreta la fine del
corteggiamento. E dice che è arrivata l’era del “non-date”, del “che fai
il prossimo weekend?” sganciato da implicazioni galanti. E cita qualche
vittima sul campo. Belle manager che trovano un’anima gemella sui siti
di dating, mesi di chat e sms, un generico “vediamoci” la tal sera del
tal giorno, ecco che ci ricamano sopra, quantomeno immaginano un
aperitivo a due, poi nulla, poi l’indicazione del locale scelto e, alla
fine, la svagata annotazione che lui è già lì con un gruppo di amici.
Universitari che non solo non sanno come trovarsi il fidanzato/a, e
sarebbe il meno, ma che, una volta trovatolo/a, hanno bisogno di
istruzioni per l’uso, l’intimità è un noioso imbarazzo, non era più
eccitante quando ci si palleggiava chat disinvolte e autoscatti porno? E
poi, giovani adulti ambosessi che scoprono di non sapere nulla di
fascino e sex appeal, al massimo hanno sentito parlare del cool,
rispetto alla seduzione sono analfabeti.
Il panorama Usa è triste ed
emana il profumo a tratti stantio della recriminazione. Si arriva, con
cautela, a rimpiangere il Don Giovanni seriale, più generoso di chi si
fa prendere dall’ansia degli speed-dating (potremmo tradurre con
sindrome dell’ogni-lasciata-è-persa): avere una donna o un uomo a
portata di ogni clic, e ogni clic col profilo più compatibile, è una
droga che dà dipendenza, una picconata alla monogamia, pur transitoria,
che prelude a un amore consapevole.
«Internet uccide il corteggiamento? Preferirei parlare di alcune fasce a rischio online», rettifica Annalisa Pistuddi,
psicosessuologa e psicoterapeuta esperta in dipendenze comportamentali
indotte dalla tecnologia. «Gli adolescenti, ovvio, perché confondono
l’idealizzazione col desiderio. E quest’ultimo, si sa, presuppone un
incontro vero. I teen attribuiscono alla controparte solo le
caratteristiche che vogliono e maneggiano, e si fermano lì. E così
corrono il pericolo di diventare adulti carenti in intimità e
confidenza, e non solo in campo amoroso: incapaci di mediazioni sociali,
non sapranno discutere e avranno problemi nella ricerca del lavoro, a
meno di non aspettarci una generazione tutta di informatici e creatori
di programmi». E snocciola i rischi dell’invisibilità in rete, della
solitudine decisionale (ai ragazzi mancherebbe la rappresentazione
sociale, pure di un amore), delle poche esperienze reali, della mancanza
di spontaneità, del senso di onnipotenza e manipolazione... «Ancora più
a rischio maschi e femmine di mezz’età: rinunciando alle fatiche della
ricerca sul campo, diventano vittime consenzienti di persone che hanno
problemi di relazione. Investono troppo, poi patiscono delusioni
cocenti. Per non parlare di certi aspetti inquisitori della rete, per
esempio, se lo vuoi, riesci a conoscere preliminarmente lo stipendio
della persona che vuoi agganciare».
Manca, insomma, una ben
leggibile sintassi del corteggiamento; e così spuntano come funghi i
siti di autoaiuto (dating commentary, dicono negli Usa) per fanciulle
frustrate e confuse, della serie tutte (tutti?) hanno ancora diritto a
sentirsi sexy, indipendentemente dall’ambiguità di flirt elettronici e
appuntamenti virtuali. «La paura dell’ignoto è più che altro paura di
sentirsi dire di sì, non di no, di esporsi, di proporre un sé senza
modalità mascherate», sorride Annalisa Pistuddi. «A volte i maschi con
partner “conosciute” online patiscono problemi di erezione, défaillance
situazionali; del resto, è tipicamente maschile il “gettare l’amo a
tutte quante”, lo sparare nel mucchio, com’è tipicamente femminile
l’abboccare, le donne captano meglio il segnale simbolico, chessò?, i
fiori, i cioccolatini, e lo cercano anche su Facebook... Tanto, che
problema c’è? Posso chiudere la comunicazione quando voglio». E posso
pure crearmi un amore virtuale, un gioco erotico parallelo, perché
l’amante in carne e ossa oggi costa davvero troppo.
La psicologa racconta la storia vera di E.,
professionista in ascesa, tosta, non una gattamorta. Conosce un bellone
a una festa, lui è stregato dal “potere” di lei, lei dall’autodecantata
sapienza amatoria di lui. «Messaggi a fiumi, una storia virtuale,
misteriosa, lui si faceva desiderare e modulava il gioco anche coi
silenzi, lei trovava il tutto eccitante e ci stava... ». Si incontrano,
lui pare al di sotto delle aspettattive, decollano sms più aggressivi,
fanno l’amore, lei poi si stufa e non risponde più agli sms. «E.
racconta di essersi divertita, lui l’ha fatta sognare, sperare,
giocare... Ma quand’è diventato sicuro e ripetitivo lo ha scaricato». La
storia di E. chiude il cerchio. Dice quello che dicono alcune blogger
americane (sul magazine online Slate, su xoJane, de-cidered.blogspot,
Jezebel): il corteggiamento non è morto per colpa della tecnologia. È
solo cambiato. Meglio: sta facendo la siesta. Per tornare più forte di
prima. Non per niente Ellen Fein e Sherrie Schneider,
due marpione che dagli anni 90 firmano vari bestseller intitolati Le
regole, di fatto manuali per allumeuse di buon cuore e buona famiglia,
ora ci riprovano con Not Your Mother’s Rules: The New Secrets for Dating
(Grand Central Publishing). E le regole sono le stesse, liftate giusto
per i tempi: sii misteriosa, non chattare, non perder tempo coi tipi
complicati o poco interessati, non mandare troppi o troppo tempestivi
sms, renditi invisibile su Facebook, non chiedere l’amicizia per prima a
uno che ti piace, non chiedere l’amicizia ai suoi parenti, sbircia il
suo profilo online ma non confessare neanche sotto tortura di averlo
fatto...
«Le vecchie strategie non vanno in pensione», ammette
Annalisa Pistuddi. «Peccato, quelle non ci mancavano. Semmai sentiamo la
nostalgia del desiderio, delle pause di riflessione, della
gratificazione del sapersi corteggiati, della reciprocità, del buttarsi
con creatività e fatica». Già, siamo diventati “navigatori” smaliziati
ma dilettanti nella passione. Stressati dalla compilazione del nostro
profilo, ci promettiamo tutti attenti alla politica e al mondo, ma
socialmente controllati dai soliti rituali. Perché Facebook, alla fine, è
un mondo tribale e cavalleresco, coi pegni, il decoro, le richieste che
sono come biglietti da visita, il controllo dei sodali, le
dichiarazioni di intenti, la reputazione. E la foto dell’anello di
fidanzamento inviata con WhatsApp. Il corteggiamento è tornato a essere
una faccenda di cortile.