lunedì 2 novembre 2015

INTERNET E FLIRT: INCONTRI O CASUALITA'

http://d.repubblica.it/argomenti/2013/02/08/news/amore_incontri_web-1486354/

Pinterest
0
Tumblr
Email



sentimenti digitali

Flirt 2.0

Il corteggiamento sembra un rito destinato all’estinzione. Ma gli algoritmi per incontrare la persona giusta non insegnano a essere sexy
di Elisabetta Muritti





Flirt 2.0
Oggi ci fa comodo lamentarci della poca preveggenza di Darwin, circa corteggiamento, accoppiamento ed evoluzione della specie. Se avesse saputo prima che cosa sarebbe diventato l’amore ai tempi di Internet, figurarsi se il naturalista si sarebbe accalorato a dar per immutabili il maschio-cacciatore, la femmina-preda, il loro corredo di moine e fraintendimenti... Ce lo ricorda Dan Slater il trentacinquenne autore di Love in the Time of Algorithms, sottotitolo: “Che cosa fa la tecnologia all’incontro e all’accoppiamento”, che nel saggio appena pubblicato negli Stati Uniti da Penguin descrive opportunità e disastri del business della conoscenza virtuale.

A essere più precisi, è andata fuori corso l’intera l’antropologia dei rapporti sentimentali. Basta consultare le descrizioni del corteggiamento nei manuali, magari scritti negli anni 90 e non nei secoli andati, per accorgersi che la passionalità formato techno è tutta da studiare, e che Slater ha solo cominciato a farlo. Esempi? Come la mettiamo, in tempi di dating online, con la donna che, preda o non preda, è la prima a promuovere il contatto relazionale, con uno sguardo che è fulmineo e sfuggente al tempo stesso? Che dire dei segnali indiretti non verbali, del linguaggio gestuale, il guardarsi negli occhi un filo più del necessario, i movimenti più lenti, i sorrisi a bocca socchiusa, lui che giocherella con l’accendino o le chiavi, lei che si sistema i vestiti e si pettina con le dita...
Tutto questo bagaglio biologico e culturale, che ha fatto soffrire le pene dell’inferno e gioire le delizie del paradiso a generazioni di umani, è più vintage di un telefono a gettoni. Più “vecchio” di un mazzo di rose, di una cena a lume di candela.

Colpa o merito delle tecnologie: anche Alex Williams, brillante penna del The New York Times, decreta la fine del corteggiamento. E dice che è arrivata l’era del “non-date”, del “che fai il prossimo weekend?” sganciato da implicazioni galanti. E cita qualche vittima sul campo. Belle manager che trovano un’anima gemella sui siti di dating, mesi di chat e sms, un generico “vediamoci” la tal sera del tal giorno, ecco che ci ricamano sopra, quantomeno immaginano un aperitivo a due, poi nulla, poi l’indicazione del locale scelto e, alla fine, la svagata annotazione che lui è già lì con un gruppo di amici. Universitari che non solo non sanno come trovarsi il fidanzato/a, e sarebbe il meno, ma che, una volta trovatolo/a, hanno bisogno di istruzioni per l’uso, l’intimità è un noioso imbarazzo, non era più eccitante quando ci si palleggiava chat disinvolte e autoscatti porno? E poi, giovani adulti ambosessi che scoprono di non sapere nulla di fascino e sex appeal, al massimo hanno sentito parlare del cool, rispetto alla seduzione sono analfabeti.
Il panorama Usa è triste ed emana il profumo a tratti stantio della recriminazione. Si arriva, con cautela, a rimpiangere il Don Giovanni seriale, più generoso di chi si fa prendere dall’ansia degli speed-dating (potremmo tradurre con sindrome dell’ogni-lasciata-è-persa): avere una donna o un uomo a portata di ogni clic, e ogni clic col profilo più compatibile, è una droga che dà dipendenza, una picconata alla monogamia, pur transitoria, che prelude a un amore consapevole.



Flirt 2.0
«Internet uccide il corteggiamento? Preferirei parlare di alcune fasce a rischio online», rettifica Annalisa Pistuddi, psicosessuologa e psicoterapeuta esperta in dipendenze comportamentali indotte dalla tecnologia. «Gli adolescenti, ovvio, perché confondono l’idealizzazione col desiderio. E quest’ultimo, si sa, presuppone un incontro vero. I teen attribuiscono alla controparte solo le caratteristiche che vogliono e maneggiano, e si fermano lì. E così corrono il pericolo di diventare adulti carenti in intimità e confidenza, e non solo in campo amoroso: incapaci di mediazioni sociali, non sapranno discutere e avranno problemi nella ricerca del lavoro, a meno di non aspettarci una generazione tutta di informatici e creatori di programmi». E snocciola i rischi dell’invisibilità in rete, della solitudine decisionale (ai ragazzi mancherebbe la rappresentazione sociale, pure di un amore), delle poche esperienze reali, della mancanza di spontaneità, del senso di onnipotenza e manipolazione... «Ancora più a rischio maschi e femmine di mezz’età: rinunciando alle fatiche della ricerca sul campo, diventano vittime consenzienti di persone che hanno problemi di relazione. Investono troppo, poi patiscono delusioni cocenti. Per non parlare di certi aspetti inquisitori della rete, per esempio, se lo vuoi, riesci a conoscere preliminarmente lo stipendio della persona che vuoi agganciare».

Manca, insomma, una ben leggibile sintassi del corteggiamento; e così spuntano come funghi i siti di autoaiuto (dating commentary, dicono negli Usa) per fanciulle frustrate e confuse, della serie tutte (tutti?) hanno ancora diritto a sentirsi sexy, indipendentemente dall’ambiguità di flirt elettronici e appuntamenti virtuali. «La paura dell’ignoto è più che altro paura di sentirsi dire di sì, non di no, di esporsi, di proporre un sé senza modalità mascherate», sorride Annalisa Pistuddi. «A volte i maschi con partner “conosciute” online patiscono problemi di erezione, défaillance situazionali; del resto, è tipicamente maschile il “gettare l’amo a tutte quante”, lo sparare nel mucchio, com’è tipicamente femminile l’abboccare, le donne captano meglio il segnale simbolico, chessò?, i fiori, i cioccolatini, e lo cercano anche su Facebook... Tanto, che problema c’è? Posso chiudere la comunicazione quando voglio». E posso pure crearmi un amore virtuale, un gioco erotico parallelo, perché l’amante in carne e ossa oggi costa davvero troppo.

La psicologa racconta la storia vera di E., professionista in ascesa, tosta, non una gattamorta. Conosce un bellone a una festa, lui è stregato dal “potere” di lei, lei dall’autodecantata sapienza amatoria di lui. «Messaggi a fiumi, una storia virtuale, misteriosa, lui si faceva desiderare e modulava il gioco anche coi silenzi, lei trovava il tutto eccitante e ci stava... ». Si incontrano, lui pare al di sotto delle aspettattive, decollano sms più aggressivi, fanno l’amore, lei poi si stufa e non risponde più agli sms. «E. racconta di essersi divertita, lui l’ha fatta sognare, sperare, giocare... Ma quand’è diventato sicuro e ripetitivo lo ha scaricato». La storia di E. chiude il cerchio. Dice quello che dicono alcune blogger americane (sul magazine online Slate, su xoJane, de-cidered.blogspot, Jezebel): il corteggiamento non è morto per colpa della tecnologia. È solo cambiato. Meglio: sta facendo la siesta. Per tornare più forte di prima. Non per niente Ellen Fein e Sherrie Schneider, due marpione che dagli anni 90 firmano vari bestseller intitolati Le regole, di fatto manuali per allumeuse di buon cuore e buona famiglia, ora ci riprovano con Not Your Mother’s Rules: The New Secrets for Dating (Grand Central Publishing). E le regole sono le stesse, liftate giusto per i tempi: sii misteriosa, non chattare, non perder tempo coi tipi complicati o poco interessati, non mandare troppi o troppo tempestivi sms, renditi invisibile su Facebook, non chiedere l’amicizia per prima a uno che ti piace, non chiedere l’amicizia ai suoi parenti, sbircia il suo profilo online ma non confessare neanche sotto tortura di averlo fatto...
«Le vecchie strategie non vanno in pensione», ammette Annalisa Pistuddi. «Peccato, quelle non ci mancavano. Semmai sentiamo la nostalgia del desiderio, delle pause di riflessione, della gratificazione del sapersi corteggiati, della reciprocità, del buttarsi con creatività e fatica». Già, siamo diventati “navigatori” smaliziati ma dilettanti nella passione. Stressati dalla compilazione del nostro profilo, ci promettiamo tutti attenti alla politica e al mondo, ma socialmente controllati dai soliti rituali. Perché Facebook, alla fine, è un mondo tribale e cavalleresco, coi pegni, il decoro, le richieste che sono come biglietti da visita, il controllo dei sodali, le dichiarazioni di intenti, la reputazione. E la foto dell’anello di fidanzamento inviata con WhatsApp. Il corteggiamento è tornato a essere una faccenda di cortile.

Approfondisci l'argomento internet e rischi su www.dipendenze-internet.com
su  www.dipendenze-affettive.com   e su  www.dipendenze-sesso.com
da cui puoi scaricare un Ebook gratuito per argomento

Nessun commento:

Posta un commento