USO DI INTERNET,
QUOTIDIANITA’ O DIPENDENZA? Come iniziare a vedere i rischi
Annalisa
Pistuddi
psicoterapeuta, Dipartimento
Salute Mentale e Dipendenze, ASST Melegnano Martesana, Professore a.c. Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Jacopo
Calderaro
studente L.M. in Psicologia,
Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università
degli Studi di Pavia
I problemi
relativi all’uso e abuso di Internet,
che si possono spingere fino alla dipendenza, sembrano generare un comportamento
che può avere delle conseguenze sulla vita e sulle relazioni, sulla socializzazione
e sul lavoro. Sono da valutare i rischi e le conseguenze di questo
comportamento, come e se può diventare limitante alla vita.
La dipendenza
da Internet sembra poter
essere considerata come una patologia a sé. Gli studi sono recenti e la
comunità scientifica sta discutendo anche della natura da attribuire al
disturbo, se si tratta cioè di un disturbo che fa parte delle dipendenze, dei
disturbi ossessivo-compulsivi, o delle personalità dominate dall’impulsività e
dall’onnipotenza.
Il fenomeno
è stato rilevato negli adulti ma anche in bambini e adolescenti, e questi
ultimi paiono essere i più esposti al rischio di cadere nella rete del web.
Secondo
l’indagine ISTAT del 2008 “La vita quotidiana di bambini e ragazzi”, il
cellulare è il primo strumento per cimentarsi nella creazione e manipolazione
di contenuti multimediali.
In media
l’uso sistematico di internet è, per
molti bambini, intorno ai 10 anni, ma una percentuale importante ne fa uso già
a 6 e l’inizio della conoscenza delle app
e del loro funzionamento può avvenire verso i 18 mesi di età.
Pare che ci
siano delle osservazioni recenti della ricerca citata che testimonino che anche
a partire da uno/due anni, se il bambino ha a disposizione uno strumento
informatico dotato di icone che fungono da simbolo, le app, può essere in grado di usare giochi e interagire attraverso i
simboli, in particolare se gli adulti di riferimento sono impegnati sui
dispositivi mobili anche durante le ore trascorse con i figli.
La
positività di questo fenomeno è lo sviluppo delle abilità cognitive come
attenzione, concentrazione e immediatezza, sono però da calibrare con i tempi
di esposizione e questo può essere fatto da un adulto attento alle esigenze del
minore e consapevole non solo delle opportunità ma anche dei rischi.
Il web viene usato dagli studenti per i
compiti, per i giochi, per scaricare musica e per collegarsi ai social network.
Molti
esperti consigliano di evitare l’uso della tecnologia solo come divertimento o
distrazione insensata.
Il rischio è
di estraniarsi dalla realtà e dalle relazioni vis a vis, sviluppando così una sorta di paura di incontrare
l’altro se non attraverso il mezzo e conseguentemente mostrando un’immagine di
sé e ricevendo un’immagine dell’altro pre-confezionate. I rischi sono evidenti:
scarsa autenticità nelle relazioni e possibilità di farsi conoscere e conoscere
l’altro solo per alcuni aspetti, l’isolamento dalle relazioni sociali
autentiche, che possono sfociare in
stati a sfondo depressivo e chiusura in se stessi.
Altre
ricerche fatte su giovani in Italia indicano che in media tra gli studenti di
scuole medie inferiori e superiori un 20% rappresenti situazioni a rischio, il
30% sia in fase di abuso e il 5% manifesti sintomi di dipendenza dallo
strumento.
Ciò che
emerge dai dati poi è purtroppo una carenza
di presenza dei genitori che risultano poco informati della “seconda vita”
dei ragazzi, quella on line.
Sarebbe
necessario organizzare iniziative di prevenzione con il patrocinio delle scuole
e che coinvolgessero sia studenti che genitori.
Se i ragazzi
che usano Internet si sentono
considerati dai genitori, se un adulto si interessa autenticamente alle loro
propensioni e scelte e non solo mette loro delle regole limitanti o usa solo
strategie di controllo, il rischio di Internet
dipendenza si potrebbe notevolmente ridurre.
In
un’interazione di questo tipo il web potrebbe
essere vissuto da entrambe le parti in modo costruttivo, soprattutto della
relazione genitore-figlio.
L’adulto, se
può altresì osservare ciò che succede al figlio nell’approccio con Internet, può avere una visione di
comprensione e considerazione del problema e cercare il modo migliore per
intervenire, se ciò si rivela necessario.
Conoscere i
comportamenti indicativi di un uso smodato di Internet potrebbe aiutare genitori e famigliari a riconoscere i
rischi e, in alcuni casi, prevenire un eventuale attaccamento eccessivo
dell’adolescente che potrebbe generare un disturbo.
Per quanto riguarda
i ragazzi sembrano essere più diffuse le attività di comunicazione attraverso chat line e social network, seguono blog,
giochi on line e navigazione sul web.
L'interesse
determinato per la Rete può anche rappresentare l’entusiasmo che bambini e adolescenti
mostrano per le cose che li appassionano, in particolare all’inizio delle loro
esplorazioni. Ci sono però alcune reazioni per l’assenza dell’oggetto web o comportamenti in sua presenza, che
possono essere preoccupanti.
Una persona,
adulto o minore, che presenta alcuni sintomi non fa di lui in Internet dipendente, i segnali citati
possono essere solamente una traccia di osservazione. Prima di intervenire e di
dare per scontata una patologia occorre sentire il parere di uno specialista.
I segnali
di disagio che si evidenziano all’osservazione di un genitore o di un
famigliare attento possono manifestarsi nei seguenti comportamenti.
Quando è collegato
in rete, il soggetto manifesta palesemente un senso di benessere fino all’
euforia, oppure è assorbito e non considera più ciò che lo circonda, si
comporta come se gli altri non ci fossero e il contesto reale intorno a sé non
ci fosse in quel momento.
Sembra che
si rilevi una vera e propria incapacità di staccarsi da Internet. Il soggetto resta collegato per tempi lunghissimi, non si
accorge del tempo che passa e anche quando si accorge che è tardi e tralascia
altre cose che in altri momenti avrebbero avuto la priorità.
Nei momenti
in cui si sente costretto a smettere può mostrare reazioni di sofferenza e
insofferenza difficilmente contenibili.
Il tempo in
Rete sembra non bastargli mai anche se nega di passare troppo tempo su Internet e sostiene di non passarne
abbastanza.
Quando non
può collegarsi, la persona può manifestare un atteggiamento di apatia,
depressione, irritabilità, stanchezza, malessere psicologico generale. Può
avere un'aria distratta e assente. Tende a cercare ogni occasione e scusa per
collegarsi anche per brevi periodi. Spesso ciò avviene di nascosto se percepisce
interferenze o sa di essere osservato in questa sua attività.
Gli altri interessi
perdono pian piano di valore, anche quelli che sono stati per lui sempre molto
attraenti.
Internet diventa un interesse in sé e tutte
le notizie passano attraverso questa modalità, gli altri canali d'informazione
sia giornali che libri, TV, interazione con altre persone non suscitano più un
interesse o una modalità di informazione e comunicazione.
Il soggetto
inoltre manifesta un ritiro dalle relazioni sociali e preferisce Internet e comunicare attraverso questa
modalità, per esempio attraverso i social
network, alla compagnia diretta degli amici o dei familiari.
Non parla
con chi non è in Rete delle attività svolte on
line, può essere evasivo con i famigliari stessi anche per argomenti che
non riguardano la Rete e talvolta arrivare a mentire sul proprio attaccamento allo
strumento.
La trascuratezza di sé e di ciò che lo
circonda si può verificare con modalità di diversa intensità. Può trascurare
gli altri doveri, scolastici, impegni relazionali e sociali, alcune volte anche
l'igiene e la cura personale.
A queste si
possono affiancare disordini del comportamento alimentare: mancanza d'appetito
o discontinuità nell’alimentazione con tendenza a saltare i pasti o a mangiare
fuori pasto.
I disturbi
fisici classici che possono insorgere a chi passa molto tempo al computer
possono essere disturbi del sonno, occhi arrossati, mal di testa, mal di schiena,
dolori alle braccia e alle articolazioni, sindrome del tunnel carpale.
Una doverosa
precisazione: i segnali elencati diventano preoccupanti se sono molti,
regolari, intensi, e se si manifestano solo per Internet e non quando la persona è impegnata in altre cose.
La diagnosi
di dipendenza però può essere fatta solo da un professionista esperto in
dipendenze comportamentali, psicologo psicoterapeuta o psichiatra.
Qualora si
rilevasse un comportamento di dipendenza o di abuso nocivo alla vita personale,
relazionale e sociale e la persona fosse disponibile a riconoscere e a voler
porre rimedio a questo disagio, il professionista può proporre un programma di
terapia mirato.
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