giovedì 9 luglio 2020

USO DI INTERNET, QUOTIDIANITA’ O DIPENDENZA? Come iniziare a vedere i rischi


USO DI INTERNET, QUOTIDIANITA’ O DIPENDENZA? Come iniziare a vedere i rischi

Annalisa Pistuddi
psicoterapeuta, Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze, ASST Melegnano Martesana, Professore a.c. Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Jacopo Calderaro
studente L.M. in Psicologia, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università degli Studi di Pavia

I problemi relativi all’uso e abuso di Internet, che si possono spingere fino alla dipendenza, sembrano generare un comportamento che può avere delle conseguenze sulla vita e sulle relazioni, sulla socializzazione e sul lavoro. Sono da valutare i rischi e le conseguenze di questo comportamento, come e se può diventare limitante alla vita.

La dipendenza da Internet sembra poter essere considerata come una patologia a sé. Gli studi sono recenti e la comunità scientifica sta discutendo anche della natura da attribuire al disturbo, se si tratta cioè di un disturbo che fa parte delle dipendenze, dei disturbi ossessivo-compulsivi, o delle personalità dominate dall’impulsività e dall’onnipotenza.

Il fenomeno è stato rilevato negli adulti ma anche in bambini e adolescenti, e questi ultimi paiono essere i più esposti al rischio di cadere nella rete del web.
Secondo l’indagine ISTAT del 2008 “La vita quotidiana di bambini e ragazzi”, il cellulare è il primo strumento per cimentarsi nella creazione e manipolazione di contenuti multimediali.
In media l’uso sistematico di internet è, per molti bambini, intorno ai 10 anni, ma una percentuale importante ne fa uso già a 6 e l’inizio della conoscenza delle app e del loro funzionamento può avvenire verso i 18 mesi di età.
Pare che ci siano delle osservazioni recenti della ricerca citata che testimonino che anche a partire da uno/due anni, se il bambino ha a disposizione uno strumento informatico dotato di icone che fungono da simbolo, le app, può essere in grado di usare giochi e interagire attraverso i simboli, in particolare se gli adulti di riferimento sono impegnati sui dispositivi mobili anche durante le ore trascorse con i figli.
La positività di questo fenomeno è lo sviluppo delle abilità cognitive come attenzione, concentrazione e immediatezza, sono però da calibrare con i tempi di esposizione e questo può essere fatto da un adulto attento alle esigenze del minore e consapevole non solo delle opportunità ma anche dei rischi.
Il web viene usato dagli studenti per i compiti, per i giochi, per scaricare musica e per collegarsi ai social network.
Molti esperti consigliano di evitare l’uso della tecnologia solo come divertimento o distrazione insensata.
Il rischio è di estraniarsi dalla realtà e dalle relazioni vis a vis, sviluppando così una sorta di paura di incontrare l’altro se non attraverso il mezzo e conseguentemente mostrando un’immagine di sé e ricevendo un’immagine dell’altro pre-confezionate. I rischi sono evidenti: scarsa autenticità nelle relazioni e possibilità di farsi conoscere e conoscere l’altro solo per alcuni aspetti, l’isolamento dalle relazioni sociali autentiche,  che possono sfociare in stati a sfondo depressivo e chiusura in se stessi.
Altre ricerche fatte su giovani in Italia indicano che in media tra gli studenti di scuole medie inferiori e superiori un 20% rappresenti situazioni a rischio, il 30% sia in fase di abuso e il 5% manifesti sintomi di dipendenza dallo strumento.
Ciò che emerge dai dati poi è purtroppo una carenza di presenza dei genitori che risultano poco informati della “seconda vita” dei ragazzi, quella on line.

Sarebbe necessario organizzare iniziative di prevenzione con il patrocinio delle scuole e che coinvolgessero sia studenti che genitori.  
Se i ragazzi che usano Internet si sentono considerati dai genitori, se un adulto si interessa autenticamente alle loro propensioni e scelte e non solo mette loro delle regole limitanti o usa solo strategie di controllo, il rischio di Internet dipendenza si potrebbe notevolmente ridurre.
In un’interazione di questo tipo il web potrebbe essere vissuto da entrambe le parti in modo costruttivo, soprattutto della relazione genitore-figlio.
L’adulto, se può altresì osservare ciò che succede al figlio nell’approccio con Internet, può avere una visione di comprensione e considerazione del problema e cercare il modo migliore per intervenire, se ciò si rivela necessario.
Conoscere i comportamenti indicativi di un uso smodato di Internet potrebbe aiutare genitori e famigliari a riconoscere i rischi e, in alcuni casi, prevenire un eventuale attaccamento eccessivo dell’adolescente che potrebbe generare un disturbo.
Per quanto riguarda i ragazzi sembrano essere più diffuse le attività di comunicazione attraverso chat line e social network, seguono blog, giochi on line e navigazione sul web.
L'interesse determinato per la Rete può anche rappresentare l’entusiasmo che bambini e adolescenti mostrano per le cose che li appassionano, in particolare all’inizio delle loro esplorazioni. Ci sono però alcune reazioni per l’assenza dell’oggetto web o comportamenti in sua presenza, che possono essere preoccupanti.

Una persona, adulto o minore, che presenta alcuni sintomi non fa di lui in Internet dipendente, i segnali citati possono essere solamente una traccia di osservazione. Prima di intervenire e di dare per scontata una patologia occorre sentire il parere di uno specialista.
I segnali di disagio che si evidenziano all’osservazione di un genitore o di un famigliare attento possono manifestarsi nei seguenti comportamenti.
Quando è collegato in rete, il soggetto manifesta palesemente un senso di benessere fino all’ euforia, oppure è assorbito e non considera più ciò che lo circonda, si comporta come se gli altri non ci fossero e il contesto reale intorno a sé non ci fosse in quel momento.
Sembra che si rilevi una vera e propria incapacità di staccarsi da Internet. Il soggetto resta collegato per tempi lunghissimi, non si accorge del tempo che passa e anche quando si accorge che è tardi e tralascia altre cose che in altri momenti avrebbero avuto la priorità.
Nei momenti in cui si sente costretto a smettere può mostrare reazioni di sofferenza e insofferenza difficilmente contenibili.
Il tempo in Rete sembra non bastargli mai anche se nega di passare troppo tempo su Internet e sostiene di non passarne abbastanza.
Quando non può collegarsi, la persona può manifestare un atteggiamento di apatia, depressione, irritabilità, stanchezza, malessere psicologico generale. Può avere un'aria distratta e assente. Tende a cercare ogni occasione e scusa per collegarsi anche per brevi periodi. Spesso ciò avviene di nascosto se percepisce interferenze o sa di essere osservato in questa sua attività.
Gli altri interessi perdono pian piano di valore, anche quelli che sono stati per lui sempre molto attraenti.
Internet diventa un interesse in sé e tutte le notizie passano attraverso questa modalità, gli altri canali d'informazione sia giornali che libri, TV, interazione con altre persone non suscitano più un interesse o una modalità di informazione e comunicazione.
Il soggetto inoltre manifesta un ritiro dalle relazioni sociali e preferisce Internet e comunicare attraverso questa modalità, per esempio attraverso i social network, alla compagnia diretta degli amici o dei familiari.
Non parla con chi non è in Rete delle attività svolte on line, può essere evasivo con i famigliari stessi anche per argomenti che non riguardano la Rete e talvolta arrivare a mentire sul proprio attaccamento allo strumento.
 La trascuratezza di sé e di ciò che lo circonda si può verificare con modalità di diversa intensità. Può trascurare gli altri doveri, scolastici, impegni relazionali e sociali, alcune volte anche l'igiene e la cura personale.
A queste si possono affiancare disordini del comportamento alimentare: mancanza d'appetito o discontinuità nell’alimentazione con tendenza a saltare i pasti o a mangiare fuori pasto.
I disturbi fisici classici che possono insorgere a chi passa molto tempo al computer possono essere disturbi del sonno, occhi arrossati, mal di testa, mal di schiena, dolori alle braccia e alle articolazioni, sindrome del tunnel carpale.
Una doverosa precisazione: i segnali elencati diventano preoccupanti se sono molti, regolari, intensi, e se si manifestano solo per Internet e non quando la persona è impegnata in altre cose.
La diagnosi di dipendenza però può essere fatta solo da un professionista esperto in dipendenze comportamentali, psicologo psicoterapeuta o psichiatra.
Qualora si rilevasse un comportamento di dipendenza o di abuso nocivo alla vita personale, relazionale e sociale e la persona fosse disponibile a riconoscere e a voler porre rimedio a questo disagio, il professionista può proporre un programma di terapia mirato.


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