lunedì 18 gennaio 2021

DIPENDENZA AFFETTIVA

 

DIPENDENZA AFFETTIVA, DEFINIZIONI E MANIFESTAZIONI

di  Annalisa Pistuddi  e Uber Sossi

 

Uber Sossi, analista filosofo,  è laureato in Scienze della Formazione e specializzato in Consulenza pedagogica e Pratiche filosofiche. Si è inoltre formato in Psicosociologia delle organizzazioni ed in Counselling sistemico costruzionista. Docente di psicologie del profondo presso Scuola Superiore di Pratiche Filosofiche di Milano. www.scuolaphilo.it 
E' tra i fondatori della Società di Analisi Biografica ad Orientamento Filosofico (SABOF). Autore di testi e articoli nell'ambito della ricerca psicosociale e delle Pratiche filosofiche, ha come aree tematiche di ricerca: psicoanalisi e studi di genere, pratiche filosofiche e monachesimo orientale ed occidentale, ermeneutica simbolica.

 

Il concetto

Le relazioni umane possono avvenire in diversi modi, cambiare  nel tempo, possono essere caratterizzate da gradi differenti di dipendenza o codipendenza dall’altro.

All'inizio di una relazione affettiva, per esempio nell' innamoramento,  si instaura  un rapporto stretto di dipendenza, quasi simbiotico.

La dipendenza affettiva può assumere dopo un certo periodo di tempo, una forma patologica di dipendenza. La distinzione tra amore intenso ed amore malato risulta legato a diversi fattori: sociali, culturali, stadi evolutivi e condizioni di vita.

Il fenomeno della dipendenza un tempo era circoscritto alla dipendenza da sostanze stupefacenti o alcol.

In studi recenti si sono evidenziati comportamenti  che sconfinano in rapporti problematici, per esempio alcune relazioni con cibo, internet, gioco d’azzardo, sesso, lavoro, rischio  e affetti.

La dipendenza presenta precisi sintomi psichici e comportamentali caratterizzati da tre fattori principali: necessità di ripetere in maniera compulsiva  un comportamento di affezione e conseguentemente la perdita della propria capacità di controllo; resistenza del comportamento nonostante i suoi effetti disfunzionali sulle dimensioni della vita, con una intensa sensazione di impotenza di fronte allo stesso; ossessione del comportamento stesso, attorno al quale ruotano i pensieri e l’intera esistenza del soggetto.

La dipendenza affettiva (DA) è descritta altresì come un forte bisogno di legame nei confronti di un oggetto da cui dipendere in maniera emotiva e concreta a tal punto da sviluppare un attaccamento totalizzante e una grande paura relativamente alla sua separazione.

Il soggetto con DA non si pone consciamente in ascolto dei propri bisogni, ma il bisogno  che esprime è quello di gratificare il suo bisogno di dipendenza, pertanto apparentemente dedica tutto sé stesso al partner e ai suoi bisogni, presunti tali da lui stesso.

La relazione affettiva appare dunque assolutamente carente di equilibrio e reciprocità, ma in realtà anche il suo partner ha il bisogno inconscio di mantenere tale equilibrio.

Il partner, infatti, instaura, in modo più o meno consapevole, un rapporto intensamente strumentale, che può durare nel tempo fino a che una delle due parti non è più appagata da quella modalità relazionale o trova in un altro oggetto l'espressione più confacente alla propria patologia.

 

Diagnosi e significato

Il Disturbo Dipendente di personalità è definito, dai manuali psicodiagnostici, come “una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento  sottomesso e dipendente e timore della separazione”.

Sebbene il quadro caratteristico della DA sia oggetto di numerose discussioni a livello scientifico, la letteratura clinica indica che le caratteristiche del soggetto affetto da DA, che corrispondono al profilo che il manuale internazionale declina per il Disturbo Dipendente di Personalità:

·        prende con difficoltà decisioni personali, preferendo in tal senso appoggiarsi all’autorità delle figure da cui dipende (genitore, partner, ecc.);

·         ha bisogno che altri assumano le responsabilità relativamente ad alla sua vita (sia in termini pratici, quali le finanze, la  conduzione della quotidianità, che psichici, quali la gestione delle emozioni);

·        esprime con difficoltà il suo disaccordo con gli altri per timore di perdere la loro approvazione o il loro sostegno;

·         cerca  di ottener l'appoggio e l 'aiuto degli altri a tal punto da accettare l'inaccettabile o di fare cose anche sgradevoli;

·        nega le proprie opinioni ed i propri sentimenti per adeguarsi a quelli delle persone che lo circondano ed in particolare dalla persona da cui dipende affettivamente;

·        ha difficoltà nel progettare la propria vita e nell’attivarsi in maniera autonoma;

·        si sente a disagio o indifeso quando è solo a causa del suo timore di non essere in grado di far fronte alle cose;

·        quando termina una relazione o viene lasciato, cerca con urgenza un rapporto sostitutivo che gli possa fornire assistenza e conforto;

·        è irrealisticamente preoccupato per la paura di essere lasciato in balia di se stesso.

Il soggetto con DA pone al proprio partner richieste affettive e pratiche consistenti e precise, tendendo a non sentirsi mai amato in maniera sufficiente ed adeguata. In taluni casi giunge ad aumentare tali richieste in modo esagerato ed incongruente, talvolta fino alla definitiva rottura del rapporto affettivo da parte del partner.

La DA non necessariamente si manifesta all’interno di una relazione di coppia, essa infatti può manifestarsi anche nei confronti di un genitore o un altro familiare o ancora di una figura amicale o di fronte a una persona d’autorità.

Alcuni studiosi hanno associato la DA ad alcune particolari strutture della famiglia d’origine e conseguentemente a vissuti relazionali precoci, quali fattori predisponenti all’insorgere, a partire dall’adolescenza, di attaccamenti affettivi disfunzionali.

Vengono così descritte famiglie d’origine con legami invischiati o caratterizzate da relazioni fredde e legami deboli;  tali tratti concorrono nel rendere difficile il raggiungere un sufficiente senso di fiducia ed accudimento, producono comunicazioni e poco attente agli aspetti emotivi ed affettivi. Si caratterizzano per assenza di figure di riferimento stabili ed equilibrate, confusione dei ruoli, aggressività diffusa, fino a giungere, in non pochi casi, a violenza tra coniugi e nei confronti dei figli.

Il quadro clinico della DA è riconosciuto da poco tempo come patologico, si ipotizza per  l'evoluzione socio-culturale della vita famigliare, non più centrata, da qualche decennio, sulla necessità di condividere spazi e attività lavorative e concorrere tutti all'andamento economico della famglie allargata. Sembra degno di nota il manifestarsi oggi di legami famigliari tendenti alla confusione dei confini di ruolo e generazionali e spesso sintomatico di psicopatologia in comorbilità con la DA.

Coloro che ne sono affetti spesso non si percepiscono dipendenti e tendono a sottovalutare i loro sintomi e comportamenti, si rivolgono raramente ad un aiuto specialistico. In molti casi cercano un aiuto per altri motivi, di natura fisica (classici disturbi psicosomatici) o psichica (depressione, attacchi di panico,  difficoltà di concentrazione, irritabilità) e solo se entrano in contatto con uno specialista di dipendenze patologiche, dopo un' attenta raccolta anamnestica  e un'acuta  osservazione clinica, viene fatta la diagnosi di DA.

La co-dipendenza è stata descritta in un profilo di tipo clinico del Disturbo co-dipendente di personalità ed indica i seguenti criteri diagnostici:

·        continuo investimento dell’autostima nella capacità di controllare sé e gli altri nonostante l’evenienza di serie conseguenze negative;

·        assunzione di responsabilità per venire incontro ai bisogni degli altri fino ad escludere il riconoscimento dei propri;

·        ansia e distorsioni del confine di sé in situazioni di intimità e di separazione;

·        coinvolgimento in relazioni con soggetti affetti da disturbi di personalità, dipendenza da sostanze, altra co-dipendenza o disturbi del controllo degli impulsi.

Il caso di co-dipendenza appare quando un soggetto con DA incontra e si lega ad un altro soggetto con DA.

Si manifestano complessi comportamenti relazionali che possono far si che si instauri una relazione simbiotica, in cui entrambi i soggetti costruiscono un pattern idilliaco della relazione dal quale escludono il mondo esterno oppure una relazione faticosa e conflittuale in cui entrambi cercano di raggiungere reciprocamente un controllo illusorio  sulla vita dell’altro.

Ogni soggetto cerca di dimostrare, sia a sé che all’altro, tutta la sua capacità di affetto ed accudimento  e tenta, con scarsi risultati, di costruire, sui suoi vissuti circa i bisogni dell’altro, la propria autostima e il proprio valore.

In ogni caso è bene ricorrere ad uno specialista al fine di comprendere meglio il significato dei propri sintomi e del proprio malessere.

Qualora si tratti di una prersona amica si consiglia di non fargli pesare la propria condizione nè di dargli suggerimenti di comportamento perchè servirebbe a ben poco, potrebbe anche sentirsi poco accolta.

La cosa migliore per sè e per l’altro è di rivolgersi a un terapeuta, il quale potrà suggerire il percorso più appropriato per ciascuno.

Non esistono programmi prestabiliti da seguire, il progetto va costruito con il parere dello specialista e l’apporto attivo del paziente.

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